We are an Italian band active since 2005, whose extreme metal has evolved over the years into a personal and unconventional style,
with influences drawn from black metal, death metal, and often rock, primarily sung in Italian.
After two EPs, a split, and two full-length albums, our new album 'Asylum' was entirely self-produced and recorded in 2023.
It was released in April 2024 under the French label Drakkar Productions.
La nostra è una band italiana in attività dal 2005, il cui metal estremo negli anni si è evoluto in uno stile personale e non convenzionale,
con influenze che attingono tanto dal black metal, dal death metal e sovente dal rock, cantato prevalentemente in lingua italiana.
Dopo due ep, uno split e due full-lenght, il nuovo album “Asylum” è stato interamente autoprodotto e registrato nel 2023 e uscito ad aprile 2024 sotto l'egida della francese Drakkar Productions.
è sera e guardo fuori da dietro un vetro appannato
fuori nevica e regna un gran silenzio
un paesaggio ovattato or s'estende innanzi a me
tutto tace e dei pensieri miei odo il solo risuonare
di pianti, di attimi riaffiorano immagini
di giorni perduti tra nubi e tramonti
la neve, le corse e la pianura
quei giorni sembrano ormai cent'anni
le immagini incollate ad un vecchio album
dimenticato nella polvere del tempo
la neve e il freddo suo candore
gli autunni passati ad aspettare
che il cielo s'imbiancasse e poi d'incanto
soffiasse il vento ed arrivasse l'inverno
la cima del tornone è già imbiancata
la neve presto tutto coprirà
domani sarà freddo il gelo fermerà il tempo
tutto ancor terso apparirà
e poi cercando dentro me stesso ritroverò quello che ero
e rivivrò i giorni che avevo scordato quei sogni che avevo perduto
le trame d'un tempo sfuggito crescendo e spesso regredendo
gli amici e i momenti che mai torneranno, il dolce l'amaro e il veleno
e quando tornerò alla mia pianura
la pioggia quei ricordi laverà
la nebbia celerà anche quel poco rimasto
solo fango grigio rimarrà
almeno fino al prossimo viaggio
quando copiosa la neve cadrà
tutta la valle ne sarà coperta
e un'altra volta l'inverno verrà
UMBRA NOCTIS
il Sentiero del Cervo
dal ghiacciaio a valle scorre
tra antiche mura di roccia
gelida l'acqua sgorga
preziosa linfa di vita
il vento ne increspa il profilo
il gelo la muta in argento
che dolce silenzio il mattino
la brina è il suo candido manto
le cime avvolte da nubi grigie
che i boschi d'abete paiono cullare
antichi guardiani salutano
il giungere dell'inverno
spettri di luce attraverso le fronde
dipingono timidi il bosco che dorme
chi mai oserà disturbarne il riposo
v'è aria di neve, l'autunno è finito
seguo il sentiero del cervo
volgo lo sguardo lontano
solo il soffio del vento
solo il sogno d'un uomo
salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta
dall'impeto della valanga
fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose,
sulle dritte pareti, oltre i crepacci insidiosi
rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria
contro chiunque minacci la nostra bandiera
a nord v'è ispirazione
a nord v'è redenzione
UMBRA NOCTIS
il Solco
qui sono nato, ho stanziato e sono cresciuto
amo questa terra, la bruma, la sua piatta pianura
poche tra le sue storie ho vissuto, d'altre il tramando ho sentito
cenni d'un tempo che fu, dei vecchi il ricordo sbiadito
e pör cheste ìè le me aris / la terå di noscc veci
anghe l'ort col südur dela front, e spete n'otrå guerå
come se un tifone, violento nell'impatto e quasi impercettibile
nell'incedere, si gettasse su di noi
su queste membra di uomini rassegnati, plasmandoci a suo
piacimento
a malapena ce ne accorgiamo, presi a seguire la moda del momento,
a correre dove quel vento, appunto, tira
un'inesorabile sottomissione, alle logiche del mercato, del
politicamente corretto
alla tolleranza ad ogni costo
e mi chiedo, con tutti i miei limiti, col mio pragmatismo
nonchè la grettezza
col fardello di prove che mi hanno temprato, col ricordo
dei molti che nel cammino ho perduto
vale la pena arrendersi e perdere tutto? / dover per forza
piegarsi al compromesso?
no, mi dico, perchè questa terra è la mia
per il sangue versato, nei secoli, al suolo natio
söl'atenti, che l'è urå, cola furcå en mà
co la nebiå, o sotå 'l sul batent, en trinceå a spetà
UMBRA NOCTIS
Maree
suggestioni, immagini suoni
immoto lo sguardo si perde nel grigio
la nebbia ricopre le palpebre stanche
pesante schiude pensieri, ricordi, visioni
lento il giorno s'impone alla notte
si staglia com'eco tra i fiordi
indomito il sole irradia la baia di timida luce
tra arbusti e brughiere si desta la vita
lo sguardo volge a levante ove l'alba sorge
parvenze d'infinito traspaion da l'onde
dall'alba riflessa purpurea che specchiasi in mare
visioni di terre emerse, speranze all'orizzonte
ove occhio rapito si perde tra l'aere ed il mare
lontano un battello prorompe nella quiete
e brucia ora il sole invitto sull'acque
mi desto stranito dal soave torpore in cui ero
torno da dov'ero, lontano
UMBRA NOCTIS
Somnium
il benessere ci rende schiavi
incapaci di sognare
sterili le nostre menti
accecate dal brillare dell'oro
ardua è la scelta di deviare la propria rotta
di spogliarsi d'ogni veste terrena
per trovare un vero scopo nell'essere
la consapevolezza d'avere un'alternativa
la vita stessa e' ambizione
senza certezze, ma ostacoli da superare
il coraggio per crescere
forte correrei mai mi vorrei fermare
tra verdi rigogliose pianure
ricordi e speranze racchiusi nei sogni miei
erranti schiere di stolti asserviti
senza coscienza del se', senza storia
vagano senza una meta
tra lo sprofondar(e) d'occidente
l'europa ha smarrito il suo dio
ma in chi non s'arrende, sagace
svetta la boria pugnace
che infiamma e conduce oltre l'oltre
oltrepassato il limite imposto dal subconscio
deviato dalle spinte del decadimento,
l'europa sgretola globalizzata e sterile
ma nuova alba verrà dopo la fine
UMBRA NOCTIS
Nami
un istante e tutto ne fu inondato
l'acque divorarono tutto d'intorno
case e città ogni qualcosa di vivo
e fu l'epilogo, la fine d'un tempo
mi svegliai smarrito in quel deserto di fango
della morte l'odore pungente
quella non era più la mia terra
e forse quell'uomo non ero più io
sogno o realtà delirio o ragione
folle convito di morte e dolore
desto scrutavo dinanzi l'inferno
tutto era tetro giunta la fine
bastò quel mare ed il rosso riflesso del sole
per ritrovare la via da percorrere
attorno a me altri fantasmi
in cerca di sè del proprio passato
senza una casa cui far ritorno
nè una famiglia che il mare volle a sè
ciliegi in fiore, tepore dei primi d'aprile
tra le macerie la via da percorrere
se con nostalgia al passato pensavo
in me v'era la spinta lo slancio d'orgoglio
tornerà fertile questo deserto di fango
insieme riedificheremo il nostro futuro
giaceano sotto il fango i cari defunti
ma fiero il nostro popolo guardo avanti
per volere del fato o per volere divino
la morte affrontammo, la morte vincemmo
UMBRA NOCTIS
Spirale
raziocinio, buon senso o la sola paura del cambiamento,
falso criterio
dall'alto del mio niente critico e sputo sentenze,
miserevole
torpore, malsano, atrofizza la mia mente
ho smesso di credere in me
anzichè la forza, l'audacia e l'istinto
v'è il grigio sedimento del tempo sprecato
tutto difficile ma fin troppo semplice
comodo, arido, ego inconsistente
troppe certezze e pulsioni effimere
troppo di tutto ma niente di niente
e gli anni passano e si perdono nel tempo
volano via come foglie d'autunno
arrese al soffio inarrestabile del vento
questo è il momento per mutare il passo
scegliendo la via meno comoda,
percorrendo la strada in salita
valori, virtù e tradizione da tramandare
donare e ricevere
stagioni, ruoli che si scambiano di padre in figlio
la vita e il suo ciclo
siamo foglie secche, i languidi petali d'un fiore
abbandonati al vento delle nostre incertezze
affoghiamo in acque da cui non riusciamo a emergere,
le deboli voci d'un coro uniforme